E' MURELL

Quando il branco sbrana il più debole

Era una notte buia e tempestosa ed io ritornavo alla mia dimora novella principessa degli anni '80
del ventesimo secolo. Il cavaliere che di solito mi accompagnava non aveva il cavallo pronto.
Di poco passata la mezzanotte percorrevo la via maestra col mio destriero rischiarata dalle lanterne
pubbliche. Dal freddo mi difendevo con pesanti giubbe e una grossa sciarpa multicolore che avevo
sferruzzato io.
Ero appena passata in mezzo ad una frazione quando una carrozza è partita scalpitando.
Ho capito che mi seguiva quando arrivata al paese natio ho allungato il percorso passando da
un'altra strada. La carrozza mi inseguiva restando a debita distanza. Avevo abbandonato la strada
maestra e stavo percorrendo quella che in aperta campagna mi portava a casa.
Tra le due curve ravvicinate la carrozza mi si è accostata: un passeggero mi ha detto di fermarmi
che volevano parlarmi. Dalla voce mi era sembrato qualcuno che conoscevo. Mi hanno superato e
sono andati avanti. Intuendo le loro intenzioni malevole appena sparita dalla loro vista ho fatto
dietrofront e sono tornata verso il paese a tutta birra: volevo andare dai gendarmi per cercare
protezione. All'incrocio della pista da palio con le alabarde il mio destriero s'è fermato stremato
dalla fatica .Che fare? L'ansia ora galoppava come il mio cuore a mille. Ho nascosto il mio destriero
in un fossato al riparo tra gli alberi. Di gran carriera sono corsa verso la collina attraversando in
salita un campo di erba medica e nascondendomi tra gli alberi da frutto.
La carrozza è tornata indietro e si è diretta verso il paese. Ho lasciato passare un po' di tempo, forse
un'ora. Stavo tornando dal mio destriero quando a metà discesa dell'altra collina la carrozza ha
acceso le lanterne ed ha accelerato verso l'incrocio della pista. Con grandi balzi che i piedi quasi si
attaccavano alle natiche sono corsa di nuovo verso e' murell degli alberi da frutto e mi sono
nascosta stesa in un fosso. I tre/quattro briganti hanno trovato il mio destriero nascosto ed hanno
cominciato a chiamarmi: “Dai Brunilde, vieni fuori.. Non ti facciamo niente..” con voci suadenti.
Uno di quegli stronzi si stava dirigendo proprio verso dove ero nascosta. Fortuna volle che non
aveva preso con se la lanterna. E' arrivato a pochi metri da dove ero: stavo immobile trattenendo
quasi il respiro, il cuore a mille che rimbombava nelle orecchie, tutti i sensi all'erta. Attimi di tempo
eterni. Si davano la voce l'un l'altro esortandomi ad uscire allo scoperto. Poi finalmente hanno
desistito e se ne sono andati.
Forse erano già le tre di notte. Mesta ho recuperato il mio mezzo e mi sono incamminata verso
casa. Una carrozza mi ha incrociato e si è fermata: era un amico di mio padre che mi ha chiesto cosa
fosse successo. Gli ho spiegato che ero rimasta appiedata tornando a casa. Mi ha offerto di
accompagnarmi a casa: ho legato il mezzo e sono salita in carrozza. Appena su mi ha chiesto come
mai fossi da sola a quell'ora di notte. Non ricordo cosa gli ho risposto e come la conversazione sia
scivolata sul fatto che lui con amici si ritrovava a giocare a carte e che invitavano donne per
concludere la serata. “Fammi sapere se ti interessa... sei una ragazza carina..”
Mi stava salendo dentro una rabbia infinita ma sono scesa visto che ero arrivata a casa.
Lacrime amare sono uscite e singhiozzi convulsi per lo schifo che avevo sopportato!

Bruna Gaudenzi



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